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Rivaldo festeggia i 50 anni: storia di un fuoriclasse dal talento immenso
Pubblicata il 19/04/2022
©Shutterstock/No use without permission
Un classico numero 10 brasiliano? Non esattamente. Un attaccante puro? Nonostante la media gol e il cinismo sotto porta, proprio no. Ancora oggi risulta difficile dare una vera collocazione tattica a Rivaldo, ma una definizione che metterà tutti d'accordo c'è: fuoriclasse. Il nativo di Paulista è stato uno delle stelle più splendenti di una generazione di giocatori brasiliani di mostri sacri, a partire da Romario e Ronaldo. Proprio seguendo il loro esempio il percorso europeo di Rivaldo parte non da una big, ma dalla Galizia, esattamente da La Coruna, dove il Depor sta studiando per diventare grande. L'impatto del mancino verdeoro con la nuova realtà è esagerato: subito 21 gol che gli aprono immediatamente le porte del Barcellona. In blaugrana arriva la definitiva consacrazione con il Pallone d’Oro 1999, due campionati consecutivi guadagnati a suon di reti e giocate di classe, come quella del 17 giugno 2001. Si gioca al Camp Nou un Barcellona-Valencia valevole per un posto in Champions League. La rete del pareggio siglata a due minuti dalla fine dagli ospiti mancata qualificazione per il Barca, ma Baraja e compagni non avevano fatto i conti con la classe immensa di Rivaldo, che con una clamorosa rovesciata da fuori area fa impazzire lo stadio per un gol dal sapore speciale. Forse l'ultimo canto del cigno nei club per Rivaldo, che vincerà nel 2002 il suo unico mondiale da protagonista, ma perderà sempre più peso specifico nel panorama internazionale. A partire dall'esperienza con il Milan post rassegna iridata. Rivaldo è il pallino di Galliani dalla tripletta segnata ai rossoneri a San Siro un paio di anni prima in un Milan-Barcellona 3-3, ma il matrimonio non è dei più felici: il brasiliano non lega mai con Ancelotti, vivendo più la panchina che il campo, come nella finale vinta in Champions contro la Juventus. Finisce lì la breve e poco intensa avventura italiana del brasiliano che girerà con successi alterni in realtà minori tra Brasile, Grecia e anche Uzbekistan prima di terminare al Mogi Mirim, dove diventa presidente e conclude la carriera in campo con il figlio Rivaldinho, con cui centra l’impresa di segnare nello stesso match. Un finale indimenticabile per un percorso fantastico, spesso sottovalutato da chi non è riuscire a comprendere a pieno l’essenza di una mente – e un sinistro – nata per il gioco del calcio.