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La caduta degli Dei, Messi e Cristiano Ronaldo per il secondo anno fuori dalla Champions
Pubblicata il 16/03/2022
©Shutterstock/No use without permission
Uno ha gesticolato e urlato fino alla fine, con i compagni, gli avversari e l'arbitro. L'altro ha chinato il capo grattandosi la barba e guadagnando gli spogliatoi. Il risultato è stato lo stesso: Cristiano Ronaldo e Messi per il secondo anno consecutivo lasciano in coppia la Champions League, eliminati agli ottavi di finale. Un'uscita di scena emblematica, che evoca l'inevitabile tramonto dei due fuoriclasse che hanno dominato il calcio mondiale per più di un decennio. Le analogie sono evidenti ma, coerentemente con le differenze caratteriali, i due affrontano la loro parabola discendente in maniera molto diversa. Messi, per la prima volta fuori dal suo ambiente blaugrana, sembra un pesce fuor d'acqua in quel Luna Park gaudente e (a livello europeo) inconcludente che si chiama Psg. Ronaldo impone comunque la sua presenza a un Manchester United lontano parente di quello in cui esplose quasi vent'anni fa.
Entrambi, però, sembrano ormai, impietosamente, quasi ostacoli da rimuovere. Non perché non siano ancora in grado di mostrare meraviglie, ma perché la loro presenza rischia di inibire il rendimento degli altri. Non a caso Ronaldo ha raccolto nel corso della stagione ricorrenti critiche made in England, sintetizzabili nelle dichiarazionei di Jamie Carragher, ex Liverpool e oggi commentatore: «Lo United ha commesso un grosso errore a comprarlo l’estate scorsa ha scritto sul Telegraph - e ne farebbe uno ancora più grosso se decidesse di confermarlo per la prossima stagione». E ha contnuato, a scanso di equivoci: «Ci chiediamo dove sarebbe lo United senza i gol di Ronaldo. Bene, una risposta ce l’abbiamo: l’anno scorso, senza CR7, la squadra ha segnato 121 gol in tutte le competizioni. E questo perché avevano un attacco molto più bilanciato rispetto a oggi». Un parere che fa pendant con le parole di Bonucci e Chiellini, ex compagni di Ronaldo in bianconero: «Giocavamo solo per lui, adesso siamo una squadra», ha detto il primo; «Sarebbe stato meglio se fosse andato via prima», ha rincarato il secondo.
Quanto a Messi, la bruciante sconfitta del Bernabeu, che ha sancito l'eliminazione del Psg dalla Champions, è un po' l'emblema di un affare di mercato molto costoso e molto mediatico, ma forse sproporzionato rispetto agli esiti che potevano scaturirne. Schierare in attacco il trio Messi-Neymar-Mbappé va bene contro squadre troppo inferiori per approfittare di vantaggi tattici. Contro club di rango, è un lusso eccessivo. Nel finale di Real-Psg i bianchi imperversavano in un centrocampo esangue, mentre Messi e Neymar attendevano il pallone fermi, o quasi. Pochettino li ha tenuti in campo entrambi, consegnandosi al disastro finale.
La Champions proseguirà dunque senza i suoi due maggiori profeti. Va detto a loro onore che salutano la competizione con numeri non certo da comparse. Ronaldo ha fatto gol 6 volte in 7 partite e nel doppio confronto con l'Atalanta i suoi tre gol (specie quello che ha impedito la vittoria nerazzurra al 90') sono stati pesantissimi. Messi, che in campionato è fermo malinconicamente a 2 reti), ha regalato al palcoscenico Champions 5 gol (due su rigore) in 7 partite. Entrambi hanno sentito il “richiamo della foresta”, ricordando a tutti che non molto tempo fa in quella foresta comandavano loro.
Entrambi, però, sembrano ormai, impietosamente, quasi ostacoli da rimuovere. Non perché non siano ancora in grado di mostrare meraviglie, ma perché la loro presenza rischia di inibire il rendimento degli altri. Non a caso Ronaldo ha raccolto nel corso della stagione ricorrenti critiche made in England, sintetizzabili nelle dichiarazionei di Jamie Carragher, ex Liverpool e oggi commentatore: «Lo United ha commesso un grosso errore a comprarlo l’estate scorsa ha scritto sul Telegraph - e ne farebbe uno ancora più grosso se decidesse di confermarlo per la prossima stagione». E ha contnuato, a scanso di equivoci: «Ci chiediamo dove sarebbe lo United senza i gol di Ronaldo. Bene, una risposta ce l’abbiamo: l’anno scorso, senza CR7, la squadra ha segnato 121 gol in tutte le competizioni. E questo perché avevano un attacco molto più bilanciato rispetto a oggi». Un parere che fa pendant con le parole di Bonucci e Chiellini, ex compagni di Ronaldo in bianconero: «Giocavamo solo per lui, adesso siamo una squadra», ha detto il primo; «Sarebbe stato meglio se fosse andato via prima», ha rincarato il secondo.
Quanto a Messi, la bruciante sconfitta del Bernabeu, che ha sancito l'eliminazione del Psg dalla Champions, è un po' l'emblema di un affare di mercato molto costoso e molto mediatico, ma forse sproporzionato rispetto agli esiti che potevano scaturirne. Schierare in attacco il trio Messi-Neymar-Mbappé va bene contro squadre troppo inferiori per approfittare di vantaggi tattici. Contro club di rango, è un lusso eccessivo. Nel finale di Real-Psg i bianchi imperversavano in un centrocampo esangue, mentre Messi e Neymar attendevano il pallone fermi, o quasi. Pochettino li ha tenuti in campo entrambi, consegnandosi al disastro finale.
La Champions proseguirà dunque senza i suoi due maggiori profeti. Va detto a loro onore che salutano la competizione con numeri non certo da comparse. Ronaldo ha fatto gol 6 volte in 7 partite e nel doppio confronto con l'Atalanta i suoi tre gol (specie quello che ha impedito la vittoria nerazzurra al 90') sono stati pesantissimi. Messi, che in campionato è fermo malinconicamente a 2 reti), ha regalato al palcoscenico Champions 5 gol (due su rigore) in 7 partite. Entrambi hanno sentito il “richiamo della foresta”, ricordando a tutti che non molto tempo fa in quella foresta comandavano loro.