Italiano rompe il tabù: il Bologna è di nuovo campione

Dopo tre finali perse di fila con la Fiorentina, in rossoblù arriva il primo sigillo

Pubblicata il 15/05/2025
Italiano rompe il tabù: il Bologna è di nuovo campione
La prima grande gioia di Vincenzo Italiano

La quarta è quella buona. Sono circa le 23 del 14 maggio 2025 quando, per citare in parte il leggendario radiocronista Rai Riccardo Cucchi (che lo stesso giorno, ma di 25 anni prima, rilanciato sui megafoni racconto' lo storico tricolore biancoceleste vinto ai danni della Juve, fermata nell'acquitrino di Perugia), il Bologna vince la sua terza Coppa Italia della sua storia. Un trionfo.


E così, dopo stagioni in cui a vincere sono state sempre più o meno le stesse, il Bologna rompe l'egemonia delle big e torna di nuovo a toccare il cielo con un dito. 


Cinquantuno anni dopo, la coppa è tornata colorarsi di rossoblù. A farne le spese il Milan, mai dentro la partita e forse nemmeno realmente a questa stagione, deludente, sia in campionato che in Champions: per migliorarla, nelle prossime due giornate, servirebbe un miracolo, perché non basterà solo fare punti, ma il Diavolo dovrà sperare anche in una serie concreta di passaggi a vuoto delle proprie dirette concorrenti.


Ma torniamo al Bologna, di Vincenzo Italiano, lo stesso che in due anni, prima del suo approdo in Emilia in estate, ha portato la Fiorentina a giocarsi tre di finali: una di Coppa Italia e due di Conference League. Senza mai vincere.


Ora, però, il vento è cambiato.


Sì Vincenzo, sì party


Primavera 2023, la viola di Italiano insegue un doppio sogno. Da una parte la finale di Coppa Italia contro l'Inter, trofeo che Firenze attende da inizio millennio, dall'altra, in Conference, gli inglesi del West Ham.


La prima, all'Olimpico contro i nerazzurri, parte bene, con Nico Gonzalez a stapparla dopo appena tre minuti e il popolo viola in festa. Poi però, all'Inter, ne bastano otto per colpire due volte con Lautaro, prima dell'intervallo. La squadra di Inzaghi gestirà il vantaggio per il resto del match, e la prima finale va in archivio, con una sconfitta che brucia.


Altro giro, altra finale. Si gioca a Budapest, in palio c'è la Conference. Questa volta, tutto accade nel finale: gli inglesi passano ad un quarto d'ora dall'inizio della ripresa su rigore di Benrahma, Bonaventura pareggia cinque giri di lancette più tardi, poi, l'inferno, sportivamente parlando.


Minuto 90, la Fiorentina è schierata altissima, la vuole vincere: altroché 'braccino', tutti su, per portarla a casa. Ma al West Ham basta un'imbucata, per mandare i viola al tappeto, e questa volta in maniera definitiva. Segna Bowen, è finita.

Di due finali, Italiano non è riuscito a portarne a casa neanche una.


Un anno dopo, però, c'è l'occasione per rifarsi, per riprendersi la coppa, per cambiare quel destino che comincia ad infastidire, e soprattutto a pesare. E perché tra vincere e non vincere, c'è una differenza enorme: indescrivibile.


Sempre di Conference si parla, con Atene sullo sfondo, campo neutro relativo visto che di fronte ai viola c'è l'Olympiakos. Dopo quasi 120 minuti di sofferenza, e anche di occasioni gettate malamente al vento, El Kaabi decide di entrare in scena e nella storia, proprio all'ultimo respiro.


Trionfo dei greci. Altro tonfo dei viola. E altra finale persa da Italiano. Fino a ieri, quando Italiano si è ripreso tutto, tutto quello che il destino gli aveva tolto in questi ultimi due anni.


Lo fa a Bologna, a Roma, in finale, con un gol di Ndoye, contro il Milan. Come nel '64 i rossoblù tornano in paradiso, con loro, un'intera città. Ieri Bernardini, oggi Italiano.


La fine di un tabù e l'inizio di una favola, che ancora necessita di tanti altri capitoli da scrivere, in rossoblù e chissà.