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Coppa Italia, ecco le big: storie, aneddoti e vincitori che hanno alzato al cielo il trofeo nazionale
Pubblicata il 10/01/2022
©Shutterstock/No use without permission
Chi non la vince la giudica una coppetta, per chi la vince può salvare una stagione. È il destino, sempre un po' precario, della Coppa Italia, che si prepara a entrare nel vivo con l'ingresso dei grandi club, esentati dai primi turni. Il trofeo nazionale non ha mai avuto la fortuna e il prestigio di cui gode in altri paesi (vedi l'Inghilterra), tuttavia negli ultimi anni la sua popolarità è lentamente cresciuta, come prova il livello delle squadre vincitrici. L'ultima vera outsider è infatti il Vicenza del 1996-97, dopo di che hanno vinto solo club di primo livello, come Lazio (6 volte), Juventus (5), Inter (4), Napoli (3), Roma (2), il Parma del ciclo d'oro (2), il Milan (1) e la Fiorentina (1). Il suo “peccato originale” è quello di essere nata come un ripiego, nel 1921. Era l'anno dello scisma dei grandi club, che in polemica con la Figc avevano organizzato un loro campionato. Nel tentativo di dare maggior interesse alla sua stagione, la Federazione inaugurò quindi la nuova competizione, che però non poté che radunare società di secondo piano. Vinse il Vado, battendo l'Udinese con un gol di un giovane Levratto, avviato a un futuro leggendario. Poi lo scisma rientrò e la Coppa Italia andò in soffitta per qualche anno. A una sfortunata edizione 1926-27, soppressa in corso d'opera, seguì la vera e proprio partenza nazionale nel 1935-36, con la vittoria del Torino. Un po' come accade oggi Oltremanica, la partecipazione era allargata anche ai club delle categorie inferiori, scremati via via dai turni a eliminazione diretta. Fu lo stesso Torino, in cui già giocavano parecchi dei campioni che sarebbero scomparsi a Superga, ad aggiudicarsi la Coppa nel maggio 1943, poco prima che il calcio cedesse ai bombardamenti. A guerra finita, fu difficile perfino riorganizzare il campionato di Serie A, così nessuno pensò a ripristinare la Coppa Italia, che riprese solo nel 1958, con una veloce edizione estiva vinta dalla Lazio. Ma ormai il dado era tratto e la competizione non si sarebbe più fermata. Dal 1960, con l'introduzione della Coppa delle Coppe, divenne anche un veicolo per guadagnarsi l'Europa. Non riuscì mai, però, a insidiare la popolarità del campionato, a dispetto (o anche a causa) dei frequenti cambi di formula. Si optò via via per la finale singola o andata-ritorno; a cavallo tra i Sessanta e i Settanta si rinunciò perfino al testa a testa, sostituito da un girone finale, cosa che andò a deprimere notevolmente il già vacillante interesse. Era talmente scarso il rispetto per la competizione, che ogni quattro anni le fasi finali si svolgevano in contemporanea con i mondiali, cosicché le squadre erano costrette a giocare senza i loro pezzi migliori. Poi, via via, il prodotto-Coppa Italia è stato maggiormente tutelato e valorizzato, fino a riscuotere in modo più stabile l'interesse dei grandi club. Un'evoluzione partita alla fine degli anni Novanta e proseguita lentamente fino a oggi, anche se il prestigio della Fa Cup o della Copa del Rey sono ancora molto lontani.