Come Pereira ha ribaltato la stagione degli Wolves in Premier League
I tecnici portoghesi fanno scuola in Inghilterra e i risultati delle loro squadre parlano da soli
La scuola portoghese sta prendendo piede. Prima Amorim, poi Conceição, entrambi protagonisti in patria nelle scorse stagioni con Porto e Sporting Lisbona, e ora desiderosi di fare lo stesso fuori dal territorio lusitano, alla guida di Manchester United e Milan (con il quale l’ex centrocampista di Lazio, Inter e Parma ha già vinto una Supercoppa e mercoledì si giocherà una finale di Coppa Italia all’Olimpico contro il Bologna, con la possibilità di vincere un secondo trofeo nel giro di pochi mesi).
Per non parlare di Nuno Espirito Santo, timoniere di un Nottingham che ha stupito per trequarti di stagione la Premier, viaggiando costantemente accanto a Liverpool e Arsenal in vetta, e che proverà a completare l’opera con una qualificazione nelle prossime coppe: un risultato straordinario se paragonato a dove, fino a pochi anni fa, navigava il Forest, nelle insidiose acque della Championship, e non solo.
E poi lui, Vítor Pereira, l’ennesimo manager portoghese che in Premier ha fatto grandi cose, prendendo per mano un fiacco e pericolante Wolverhampton, riuscendo a portarlo con largo anticipo alla salvezza, giocando un bel calcio, frizzante e divertente, cambiando presto un destino che sembrava ormai segnato con Gary O'Neil e appena 9 punti conquistati nelle prime 16 giornate.
Dei Wolves, da marzo in poi, meglio solo il Barcellona di Flick
o Barcellona 8g 7W 1P 0S 22 pt
o Wolves 7g 6W 0P 1S 18 pt
o Real Madrid 7g 6W 0P 1S 18 pt
o City 7g 5W 2P 0S 17 pt
o Napoli 7g 5W 2P 0S 17 pt
o Strasburgo 7g 5W 2P 0S 17 pt
o Roma 7g 5W 2P 0S 17 pt
“Ora, vi ribalto come un calzino”. Così deve aver detto ai suoi in spogliatoio, una volta arrivato in città, Vitor Pereira: con lui in panca, gli Wolves hanno cambiato marcia. Dal suo arrivo, a fine dicembre, subito una netta vittoria per 3-0 nello scontro diretto in casa del Leicester, quattro giorni più tardi il successo casalingo sullo United nel Boxin’ Day, e ancora 72 ore dopo il 2-2 in trasferta a Tottenham.
Nove punti nelle prime tre, giusto per dare un primo segnale, il resto, invece, gli Wolves lo hanno incentrato tutto sul campo da metà marzo ad oggi, collezionando numeri… da titolo.
Chiara la tabella qui sopra, che mostra come i ‘Lupi’ abbiano viaggiato a razzo nelle ultime otto gare, allo stesso ritmo di chi in Europa è tra le squadre più in forma in assoluto. E solo il Barcellona di Flick, con una gara in più all’attivo, ha fatto meglio dei Wolves di Pereira, che virtualmente primeggiano in questa speciale classifica assieme al Real Madrid di Carlo Ancelotti.
Duttilità. La parola chiave grazie alla quale il Wolverhampton ha conquistato con mesi di anticipo la salvezza, portandosi ad inizio aprile a +12, dopo un’altra vittoria in uno scontro diretto, ad Ipswich (2-1), e stappando la boccia più buona con tanto di festa salvezza.
Il 3-4-2-1 adottato da Pereira al suo arrivo non è un assetto fisso, ma intercambiabile, camaleontico, che si adatta in base alle partite e all’avversario. Agbadou, centrale arrivato a gennaio, si è rivelato l’uomo in più ed insostituibile al centro della difesa, con al suo fianco l’esperto e simbolo degli ‘Arancioni’ Matt Doherty, mentre a Nelson Semedo, è stata concessa la libertà di attaccare a tutta fascia, per liberare di conseguenza anche tutta la sua velocità.
Ma a fare la differenza, oltre alla tenuta difensiva, è stato il centrocampo a due, arricchito dalla coppia brasiliana André e Joao Gomes, indispensabili nel possesso e nell’interdizione. A Cunha e Strand Larsen, il compito di fare tutto il resto, ovvero i gol, tanti, 28 in due.
Salvarsi con stile: il titolo del romanzo scritto a quattro mani dagli Wolves e da Vitor Pereira.