Palestina, sogno infranto al 97’: un rigore spegne la speranza Mondiale

Un rigore al 97° condanna la Palestina e spegne il sogno di accedere al quarto turno delle qualificazioni asiatiche per la prima volta nella storia.

Pubblicata il 11/06/2025
Palestina, sogno infranto al 97’: un rigore spegne la speranza Mondiale
Palestina, sogno infranto al 97’: un rigore spegne la speranza Mondiale

Un colpo di testa al 49', un intero popolo che sogna. Poi un rigore al 97', l'incubo. Il destino ha voltato le spalle alla Palestina all'ultimo respiro, nel modo più brutale. Serviva una vittoria per scrivere la storia e volare al quarto turno delle qualificazioni asiatiche. Invece è finita 1-1 contro l’Oman. E il Mondiale, ancora una volta, resta un miraggio.

Per novanta minuti abbondanti, Amman si è trasformata nella casa di un popolo in esilio. Oday Kharoub aveva acceso la speranza, mandando in estasi il pubblico con un colpo di testa perfetto su calcio d’angolo. Un boato, un sogno a occhi aperti. Ma quando mancava solo una manciata di secondi, l’arbitro ha indicato il dischetto (per un fallo quantomeno dubbio). Rigore. Freddo, implacabile, Al-Subhi non ha sbagliato. Oman in paradiso, Palestina fuori. Ancora una volta.

Lacrime e realtà per la Palestina

Mai la nazionale palestinese era arrivata così vicina. Mai così forte. Mai così fragile, nel momento decisivo. Due vittorie avevano alimentato la speranza, la miglior squadra vista finora, ma il calcio – si sa – non fa sconti. E neanche la storia. Sugli spalti, oltre 20.000 rifugiati palestinesi e giordani avevano riempito lo stadio per spingerli oltre il limite. Hanno pianto insieme, alla fine. In campo, i giocatori si sono accasciati sul prato. Inconsolabili.

Amman, quella sera, viveva due mondi. Da una parte la festa per la storica qualificazione della Giordania, impegnata contro l’Iraq. Dall’altra, la battaglia della Palestina. In molti hanno scelto di stare con chi lotta da sempre. Un segnale forte, oltre il calcio. Un segno d’amore, di resistenza. Perché la nazionale palestinese, da sempre, è più di una squadra.

Una tragedia nella tragedia

Ma c’è un dolore che va oltre il campo. Pochi minuti prima del calcio d’inizio, un missile ha colpito un edificio a Gaza: otto morti, tra cui quattro bambini. Lì c’era anche la sede di Medici del Mondo. Il silenzio durante il minuto di raccoglimento è stato totale, quasi irreale. Lì si è fermato il cuore di tutti, prima ancora che la partita avesse inizio.

Senza urla, senza festa. Solo una porta che si richiude in faccia a un popolo. La Palestina resta fuori dal quarto turno. Ma il suo Mondiale, quello vero, fatto di dignità e orgoglio, l’ha giocato fino in fondo. E l’ha vinto nei cuori.