15/11/25, 16:40
La "scappatoia legale" che sfida la FIFA: gli Emirati Arabi Uniti inseguono i Mondiali con 13 giocatori naturalizzati
Gli Emirati Arabi Uniti aggirano le norme FIFA investendo su giovani talenti stranieri per naturalizzarli. Il risultato? Una Nazionale che insegue il sogno Mondiale.

Volere è potere. Nonostante gli sforzi della FIFA per inasprire le norme e "preservare l'integrità" delle competizioni, gli Emirati Arabi Uniti hanno trovato una falla nel sistema che potrebbe portarli alla Coppa del Mondo per la seconda volta nella loro storia. Il loro asso nella manica? Una rosa di ben 13 giocatori naturalizzati.
La FIFA aveva esteso da due a cinque anni il periodo di residenza continuativa per i calciatori senza legami di nascita o ascendenza con il Paese, nel tentativo di prevenire le "naturalizzazioni rapide" viste in altri sport, come il caso del Qatar nella pallamano. Ma è proprio sul limite di età che gli Emirati Arabi Uniti hanno individuato la loro scappatoia legale.
Il programma d'investimento sui giovani
La FIFA credeva che l'aumento del periodo di residenza avrebbe scoraggiato le naturalizzazioni, destinate spesso a calciatori a fine carriera. Gli Emirati Arabi Uniti hanno ribaltato la logica. Dal 2019, hanno iniziato a investire massicciamente nell'ingaggio di giovani calciatori promettenti e già affermati.
Questi talenti, in cambio di un'allettante offerta finanziaria, iniziano la loro carriera professionistica nel campionato locale e, una volta trascorsi i cinque anni richiesti dopo aver compiuto 18 anni, possono essere immediatamente schierati in Nazionale, alzando drasticamente il livello tecnico.
Shaji Prabhakaran, membro del comitato esecutivo dell'AFC, ha confermato: "L'espansione ha alimentato questa spinta verso la naturalizzazione. Più posti ai Mondiali significano più speranza e più opportunità. Sono convinti che seguendo un programma di naturalizzazione, possano accelerare i miglioramenti in termini di qualità, prestazioni e risultati."
La rosa dello shock: sei naturalizzati in campo
L'attuale "lotto" di giocatori comprende nomi come i brasiliani Meloni e Pimenta, il tunisino Zhir, il portoghese Amaral e l'ivoriano Kouadio.
La composizione della squadra è la prova del successo di questa strategia: nel recente pareggio per 1-1 contro l'Iraq, il tecnico Cosmin Olaroiu ha schierato una formazione ideale con solo cinque giocatori emiratini di nascita. L'undici titolare includeva ben sei giocatori naturalizzati, con la difesa interamente composta da calciatori nati all'estero. Nel corso della partita ne sono subentrati altri quattro, portando a un totale di 13 giocatori di origine straniera in rosa.
Resta ora da vedere se questo esercito naturalizzato sarà sufficiente per raggiungere il sogno. Il pareggio contro l'Iraq impone agli Emirati Arabi Uniti di vincere la gara di ritorno per accedere ai play-off intercontinentali, dove si giocheranno gli ultimi due posti per il Mondiale 2026.