Logo
Premier League

13/08/25, 22:00

Hojlund e i flop United: dentro il diario degli errori

Il danese è l’ultimo epurato nella lunghissima lista di bidoni post-Ferguson: colpa di una gestione fallimentare e una schizofrenia che non aiuta nessuno

Immagine notizia

Old Trafford, un tempo teatro di trionfi, oggi sembra la tomba di qualunque ambizione calcistica. L’ultimo candidato al patibolo è Rasmus Hojlund, potenziale nuovo attaccante del Milan, per il Manchester United ormai un peso. L’ex Atalanta, costato quasi 78 milioni e preso dopo una sola stagione nel calcio che conta, è stato ritenuto sacrificabile sotto ogni punto di vista dopo l’ennesimo repulisti offensivo avanzato dai Red Devils. I numeri parlano da soli: 26 gol in 95 partite. Troppo pochi, specialmente se uniti a uno scetticismo assoluto del deus ex machina improvvisato Ruben Amorim, su cui il club ha puntato con convinzione nonostante il 16° posto in classifica dello scorso anno e una quantità incalcolabile di sconfitte, alcune delle quali anche umilianti.

Un club con tanti membri

Ma Hojlund è solo l’ultimo tassello di una lunga collezione di fallimenti. Da quando Sir Alex Ferguson ha lasciato il timone, la maglia dello United sembra avere un potere magico al contrario: trasforma campioni in ombre, fantasmi incapaci di incidere. Capitò con Angel Di Maria, Radamel Falcao, Memphis Depay, Bastian Schweinsteiger e Alexis Sanchez. E anche sui potenziali top player ha un potere distruttivo incalcolabile: Donny van de Beek, Jadon Sancho, Antony o l’ex Bologna Joshua Zirkzee, tutti inghiottiti da un ambiente tossico in cui non funziona niente. L’elenco dei bidoni di lusso è imbarazzante e potrebbe continuare ancora. Ogni arrivo viene salutato come il nuovo salvatore, ma nel giro di pochi mesi diventa un disperato invisibile, disilluso e non coinvolto nel progetto.

Ex al veleno

Il problema, però, non è solo in campo: nasce nei piani alti e scende a cascata. Cristiano Ronaldo lo disse chiaramente: “Ai Glazer non importa nulla della squadra, almeno non della parte sportiva”. E lo stesso ha fatto intendere anche di recente Marcus Rashford, trasferitosi al Barcellona con più di qualche sassolino da togliersi dalle scarpe: “Cambiavano di continuo per puntare ai trofei subito, ma così non si arriva a nulla. Da anni parlano di ricostruzione, ma non è mai iniziata: eravamo nella terra di nessuno. Così non si vince”. In altre parole, un club che continua a spendere cifre folli senza un progetto credibile non può che produrre altri fallimenti. E anche quest’estate, è stato completamente rifatto il reparto offensivo, con gli acquisti di Mbeumo, Cunha e soprattutto Sesko. Nomi altisonanti, ma non c’è nessuna garanzia che tutto questo funzioni. Per l’ennesima vola.