Federico Bernardeschi e Lorenzo Insigne a Toronto, due italiani per firmare il Rinascimento a stelle e strisce
Federico II, con la sua corte nella quale s’intravedevano già i primi germogli dello sviluppo tecnico e scientifico del Rinascimento, e Lorenzo il Magnifico, l’astro più luminoso del periodo che fece grande l’Italia nel mondo, sono due dei personaggi della storia d’Italia capaci di lasciare un’impronta indelebile. Qualche anno dopo un altro Federico e un altro Lorenzo, a città inverse, hanno provato a fare lo stesso con il calcio italiano, riuscendoci solo in parte: un Europeo conquistato insieme per Bernardeschi e Insigne, ma anche un destino comune che li ha portati in “esilio” nella stessa meta, quella Toronto così lontana dai radar del calcio che conta. Insigne, dopo 337 presenze e 96 gol in Serie A, ha lasciato Napoli allettato da un contratto faraonico e spinto anche dall’impossibilità di essere profeta in patria, tra errori mai del tutto perdonati e un rapporto con il presidente Aurelio De Laurentiis mai sbocciato in un amore da lieto fine. Bernardeschi il suo “esilio” lo ha prima scelto lasciando Firenze, dove era l’idolo assoluto, per la Juventus, un “errore” che i tifosi viola non gli hanno mai perdonato, e poi subìto con la scelta dei bianconeri di non rinnovargli il contratto. La voglia di ripercorrere le orme di Roberto Baggio, infatti, si è presto scontrata con la realtà tanto che Bernardeschi, nonostante tre scudetti, due Supercoppe e due Coppe Italia in bacheca, non è mai riuscito a lasciare il segno nella società bianconera con la notte contro l’Atletico Madrid a rappresentare il punto più alto della sua esperienza juventina; troppo poco per uno come lui. Bernardeschi e Insigne si ritroveranno a Toronto sollevando domande su un calcio italiano incapace di trattenere due dei talenti più brillanti del pallone tricolore. Federico e Lorenzo, infatti, sono stati costretti ad emigrare Oltreoceano sposando il progetto della squadra canadese, pronta a scommettere sul proprio Rinascimento grazie a due personaggi che erano quasi riusciti nella loro impresa di risollevare il calcio italiano nella notte di Wembley che valse l’Europeo, salvo poi sprofondare di nuovo con l’eliminazione del prossimo mondiale; toccherà a loro esportare il made in Italy dimostrando ancora una volta come Federico e Lorenzo, nella storia d’Italia, non siano due nomi qualsiasi.
