Favola Eriksen, dal malore al ritorno in Nazionale con il gol

Destro d'incontro in diagonale, nell'angolo alto. E davvero si ricomincia. Il gol segnato da Christian Eriksen all'Olanda nel giorno del suo ritorno in nazionale, dopo appena due minuti dall'entrata in campo, chiude nel modo migliore una storia sportiva e umana partita da un fatto potenzialmente tragico: l'arresto cardiaco subito dal giocatore il 12 giugno scorso al debutto di Euro 2020, nel corso di Danimarca-Finlandia.

Quel giorno, dopo i disperati momenti in cui Kjaer si fiondava sul compagno per il primo, fondamentale soccorso e i medici lo rianimavano con massaggio e defribillatore, la fine evitata per un soffio sembrava già un lieto fine. Difficile solo ipotizzare un ritorno in campo, men che meno in tempi così brevi. Invece, Eriksen è tornato a fine febbraio, ritrovando la “sua” Premier League con la maglia del neopromosso Brentford. E dopo tre presenze in campionato ha convinto il ct danese Hjulmand a richiamarlo in nazionale, complice il carattere amichevole del match con l'Olanda. «Sono sempre lo stesso calciatore, con le stesse qualità – ha detto Eriksen a fine partita - Non avverto nessuna differenza tra prima e dopo. Ma sono contento di essere ancora un calciatore».
La sua permanenza all'Inter, non è stata mai un'opzione credibile, se non altro per le severe regole mediche del calcio italiano, incompatibili con il defibrillatore sottocutaneo impiantato al giocatore dopo l'arresto cardiaco. Scontato quindi il responso dell’Istituto di Medicina dello Sport del Coni, che ha dichiarato il danese «non idoneo alla pratica agonistica». Normale anche la risoluzione consensuale del contratto che lo legava all'Inter, avvenuta lo scorso dicembre. In un primo momento l'Odense, club danese, sembrava l'approdo più probabile, poi è maturato il ritorno in Premier, seppure nei ranghi di un club di seconda fascia.
Ora Eriksen punta al mondiale in Qatar, che la sua Danimarca ha guadagnato con larghissimo anticipo. Dovrà meritare la convocazione, ovviamente, ma i primi passi sono quelli giusti e gli basterà avvicinarsi ai suoi standard per giocare il suo terzo campionato mondiale, dopo quelli del 2010 e 2018. Intanto, contro l'Olanda ha messo in bacheca la sua presenza numero 110 e il gol numero 37. Numeri che ne fanno un personaggio epocale del calcio danese, e comunque ampiamente migliorabili: in fin dei conti ha soltanto trent'anni.