E' arrivata l'ora del PSG. Ci voleva la mano di Luis Enrique

Il tecnico spagnolo bissa il triplete del 2015 alla guida del Barcellona. Dove tutti quanti hanno fallito lui ha vinto, con stile

Pubblicata il 01/06/2025
E' arrivata l'ora del PSG. Ci voleva la mano di Luis Enrique
Luis Enrique ha vinto, con la sua Xana nel cuore

Ci è voleva Luis Enrique, anzi, c’è voluto Luis Enrique, per mettere da parte la raccolta di figurine del Paris e incominciare a vincere, per davvero. Per la prima volta nella storia la Champions League. Per il modo in cui è stato fatto poi, strapazzando e umiliando 5-0 l’Inter in finale a Monaco di Baviera, ci sarebbe da girare un film.

E’ stata la partita perfetta, stravinta e stradominata, preparata minuziosamente, nei minimi dettagli, rendendo i campioni ancor più campioni. Dei giganti per l’Inter, ieri sera inaffrontabili per Lautaro e compagni, sbiancati una volta arrivato il fischio d’inizio sul manto bavarese, annientati fisicamente, tecnicamente e tatticamente dal PSG.

Dietro questo trionfo, con la t maiuscola – mai c’era stato uno scarto così ampio tra due contendenti in una finale europea – la mano di Luis Enrique, che bissa il triplete col Barcellona di dieci anni fa esatti e vince la Champions dove nessuno era riuscito, pur allenando squadre infarcite e piene zeppe di stelle, da Neymar a Mbappe (solo per citarne alcuni).

A brillare tra gli Champs-Élysées e la Tour Eiffel, non c’è solo il Paris, ma anche la sua guida, che da anni illumina il pallone, a livello di Nazionale e di club. Perché è Luis Enrique il reale valore aggiunto dei francesi.

Luis Enrique sul tetto d’Europa, assieme a Xana: “E’ sempre qui con me”

Dove tanti hanno fallito, lui ha vinto, con stile. Alla Luis Enrique. E dopo il successo, ma come sempre, il primo pensiero dell’allenatore spagnolo è andato a lei, a Xana, sua figlia, morta nel 2019 a causa di un tumore alle ossa. “Lei è sempre qui con me”.

La sua storia commosse il mondo, in molti pensavano che l’attuale tecnico del Paris non ce l'avrebbe fatta a reagire e a trovare le giuste motivazioni per andare avanti nella sua carriera. Invece Luis Enrique è andato avanti, con Xana nel cuore: un uomo forte, intelligente, autentico. Rispettato da tutti.

“Spiritualmente Xana è sempre tra noi. Ogni giorno le parliamo e scherziamo, vedendo foto o filmati. Abbiamo un sacco di materiale su di lei. Mia madre non voleva tirare fuori le sue foto. Perché? Xana deve restare tra noi, è la stella che illumina la famiglia. Sono un padre fortunato. Per 9 anni ho avuto una figlia splendida”. Così aveva raccontato in una recente intervista parlando di lei, del rapporto che c’è tuttora con la sua ‘Xanita’.

C’era anche lei ieri sera accanto a papà Luis, come 10 anni fa a Berlino, al termine della finale di Champions vinta alla guida dei blaugrana sulla Juventus. Di quella notte, tutti ricordano Xana entrare in campo con la maglietta di Iniesta e una bandiera catalana in pugno, e Luis al fianco per aiutare a piantarla sul campo.

“Voglio piantare la bandiera del Psg con Xana”. Quella promessa oggi è stata mantenuta, come mostrato durante i festeggiamenti anche dai tifosi del Paris, che l’hanno ricordata e omaggiata, con una gigantografia a lei dedicata su uno striscione, piantare la bandiera rossoblù assieme al papà al centro dell’Allianz Arena.