Diritti umani e Mondiali 2034: la FIFA sotto pressione per l’Arabia Saudita

Gli avvocati chiedono alla FIFA di garantire il rispetto dei diritti umani in Arabia Saudita, paese ospitante dei Mondiali 2034

Pubblicata il 28/05/2025
Diritti umani e Mondiali 2034: la FIFA sotto pressione per l’Arabia Saudita
Diritti umani e Mondiali 2034: la FIFA sotto pressione per l’Arabia Saudita

La controversia sui diritti umani continua a scuotere l'assegnazione dei Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Non appena la FIFA ha ufficializzato la scelta del paese ospitante, il dibattito si è acceso, con avvocati e organizzazioni non governative (ONG) che hanno sollevato preoccupazioni circa le condizioni dei diritti umani in una nazione che, purtroppo, non brilla per il rispetto delle libertà fondamentali. A prendere la parola è stato Mark Pieth, uno dei legali coinvolti, che ha sottolineato: «Stiamo parlando di uno dei paesi più problematici al mondo per quanto riguarda i diritti umani».

A questo proposito, un gruppo di avvocati, tra cui Pieth, Stefan Wehrenberg e Rodney Dixon, ha presentato ufficialmente alla FIFA una denuncia dettagliata, chiedendo all’organismo di garantire che l’Arabia Saudita rispetti i diritti umani secondo le normative internazionali. Il documento, lungo più di 30 pagine, esorta la FIFA a rispettare la propria politica sui diritti umani, introdotta nel 2016 sotto la presidenza di Gianni Infantino. Questo intervento legale si è fatto sentire soprattutto dopo la decisione di dicembre 2024, quando l’Arabia Saudita ha ottenuto ufficialmente l’assegnazione dell’organizzazione della Coppa del Mondo del 2034, nonostante numerosi avvertimenti di Amnesty International e Human Rights Watch.

La denuncia degli avvocati e la risposta della FIFA

Pieth e i suoi colleghi non hanno intenzione di lasciare che la FIFA si disinteressi della questione. La loro denuncia evidenzia cinque aree cruciali in cui la FIFA deve agire per spingere l’Arabia Saudita a implementare delle riforme: libertà di espressione e di associazione, prevenzione degli arresti arbitrari e maltrattamenti, indipendenza della giustizia, diritti dei migranti e diritti delle donne. L’idea è chiara: occorre che venga istituito un organismo indipendente che monitori e verifichi gli impegni presi dal paese ospitante. Come affermato da Wehrenberg: «È ora, è un dovere».

La FIFA, da parte sua, ha cercato di giustificare la propria posizione in una lettera inviata a Human Rights Watch lo scorso aprile, in risposta alle preoccupazioni sui lavoratori migranti impiegati nei cantieri in Arabia Saudita. La FIFA ha sottolineato i progressi fatti dal paese nel riformare il sistema di lavoro, ma gli avvocati, presenti a Zurigo, non sono convinti e ribadiscono la necessità di un controllo indipendente che possa monitorare i progressi concreti.

La strada per i Mondiali del 2034 è quindi tutt’altro che priva di ostacoli, con la FIFA che si trova a dover rispondere non solo agli appelli legali, ma anche alle legittime preoccupazioni della comunità internazionale riguardo ai diritti umani. La questione si fa sempre più urgente, con il rischio che la competizione possa essere associata a gravi violazioni in un paese che deve ancora dimostrare la sua volontà di rispettare e promuovere i diritti fondamentali.