Da Pontecagnano al tetto d'Europa: il trionfo di Enzo Maresca
Dopo la Champions vinta come vice di Guardiola al City due anni fa, il tecnico campano è tornato a vincere una coppa, tutta sua questa volta
“Dategli fiducia e funzionerà”. Pep Guardiola, una volta salutatolo dopo i successi assieme al Manchester City, lo aveva assicurato a tutti: questo ci sa fare. E Maresca non lo ha smentito.
Dalla promozione col Leicester, trascinato a suon di vittorie in Premier (momentaneamente, vista la recente retrocessione. Ma non c’era Enzo in panchina…), al trionfo in Conference League con il Chelsea, il primo in Europa da primo allenatore. Una coppa strameritata e, soprattutto, tutta sua.
Enzo, il predestinato
"È stata veramente una bella gioia, perché siamo riusciti a finire una grande stagione. Anche in Premier abbiamo concluso ottenendo il nostro obiettivo che era di arrivare a giocare in Champions in due anni. E lo abbiamo fatto con una squadra giovanissima, quindi sono molto felice".
L’accoppiata vincente, al primo colpo. Da una parte la vittoria in Conference, 4-1 in finale a Breslavia sugli spagnoli del Betis, e dall’altra il ritorno in Champions, grazie al quarto posto conquistato in volata in Premier League. Ciò che gli era stato chiesto dalla dirigenza, Maresca l’ha esaudito subito, entrando di diritto nell’olimpo dei manager italiani che hanno fatto grandi, grandissimi i Blues nella loro storia.
Una serata tutta da gustare, speciale, considerato che per il tecnico campano sfidare il Betis è stato come una sorta di derby da ex ‘sevillanista’, per un’Europa che ritorna, a distanza di due anni dal successo di Istanbul con i Citizens contro l’Inter, ma da vice di Pep.
Una serata da predestinato. Così appare oggi Maresca agli occhi del club londinese, dopo che negli anni si è visto passare avanti di tutto, tra obbiettivi mancati, stagioni deludenti e allenatori, tanti allenatori. Potter, Lampard e Pochettino, nemmeno questi tre erano riusciti a risollevare il Chelsea. Maresca invece sì, e con un certo stile.
Grazie a lui poi, il club è diventato il primo nella storia del calcio a conquistare tutte e cinque le competizioni maschili per club UEFA (UEFA Champions League, la UEFA Europa League, la Supercoppa UEFA e la Coppa delle Coppe UEFA, ormai andata in archivio).
Dal suo arrivo, i Blues hanno letteralmente cambiato pelle: da 45 giocatori complessivi in rosa (e miliardi spesi nei mercati precedenti…), il roster è stato scremato al punto giusto e reso vincente, con mentalità e risultati.
Neanche un anno dopo, il suo Chelsea è diventata una realtà solidissima, nonostante un’età media di 24 anni e 36 giorni che l’ha portato a diventare la squadra più giovane di sempre ad aver giocato in Premier League.
Da Pontecagnano Faiano al tetto d’Europa, con la Conference stretta tra le mani (come José Mourinho, David Moyes e José Luis Mendilibar), e con ancora un roseo futuro davanti. Da predestinato.