Buon compleanno Andrea Pirlo: il “Maestro” del calcio italiano compie 43 anni

Nel calcio moderno sono tanti i giocatori a possedere un soprannome, alcuni appropriati, altri meno, forse nessuno calzante come il “Maestro” con cui viene chiamato Andrea Pirlo. Il fuoriclasse azzurro, che oggi compie 43 anni, è uno degli ultimi grandi fuoriclasse del calcio italiano riconosciuto a livello mondiale. Un predestinato fin dalle giovanili del Brescia, con cui esordisce in massima serie a 16, abituato a bruciare le tappe ed essere un vero leader in campo, non con le parole, ma con i fatti. Lo trovavi sempre pronto a prendersi le proprie responsabilità, in qualsiasi situazione, una vera manna per i compagni di squadra che sapevano di aver messo il pallone in cassaforte. Partito come un trequartista di classe sopraffina, ma forse non con la fisicità e il passo giusto per un ruolo in piena evoluzione, la vera svolta arriva prima con Mazzone a Brescia poi con Ancelotti al Milan che lo arretrano di qualche metro, facendolo diventare un regista puro di livello mondiale, uno dei più grandi di sempre. Proprio al Milan la consacrazione fatta di due Champions League, due scudetti, due Supercoppe Europea e una Coppa del Mondo per Club, prima di essere considerato finito, davvero troppo presto. La Juventus fiuta il colpo, lo porta a casa a parametro zero e lui è uno dei fautori della rinascita dei bianconeri con cui ha partecipato ai primi quattro scudetti consecutivi, lasciando dopo la finale di Champions League persa contro il Barcellona a Berlino. Una Berlino che resterà comunque magica per Pirlo, uno degli eroi del mondiale vinto nel 2006 in Germania. Con la nazionale azzurra un rapporto sempre intenso, fin dalle giovanili. Recordman per gol e presenze nell’Under 21, quinto per partite giocate all-time nella nazionale maggiore, uno dei tre (insieme De Rossi e Balotelli) ad aver segnato in un mondiale, Europeo e Confederations Cup. Finito con il calcio giocato, per un “Maestro” il futuro non poteva essere che quello dell’allenatore. Anche qui ha bruciato le tappe passando da un ingaggio con l’Under 23 della Juventus al salto immediato in prima squadra dopo l’addio di Maurizio Sarri. Una stagione d’esordio per lui tra luci e ombre, con il quarto posto acciuffato in extremis ma due trofei vinti, la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia, quest’ultimo proprio 365 giorni nella finale di Reggio Emilia contro l’Atalanta, con la speranza come con gli scarpini ai piedi, che l’Italia abbia trovato un nuovo fuoriclasse anche nei panni di allenatore.